Curriculum vitae scientifico



Il mio primo esperimento

Avevo 4 anni e abitavamo al primo piano di un villone alla periferia di Signa. Avevo sentito dire che il vetro e` piu` duro del ferro, e dato che la cosa mi sembrava strana decisi di verificarlo sperimentalmente. Trovai una boccia di vetro piena e una puleggia di ferro di quelle per tirare su l'acqua dal pozzo. Le buttai insieme dalla finestra sul marciapiede sottostante. Il vetro si scheggio` solo un po', mentre la puleggia si spacco` in due. Considerai quindi l'ipotesi verificata, ma la mia soddisfazione fu ridotta dalla censura del comitato etico (mio padre e mia madre) che mi fece notare che gli oggetti pesanti erano caduti a poca distanza dalla testa della signora del piano di sotto (che naturalmente aveva fatto le sue rimostranze). In seguito mio padre mi spiego` che la durezza e la resistenza agli urti erano cose diverse.


Nel priodo delle Elementari oltre a imparare a risolvere i soliti problemini, ho anche accumulato una serie di osservazioni inspiegate, delle quali mi sono poi ricordato da grande: la provetta con un po' d'acqua col tappo che messa sul fuoco fa saltare il tappo (il maestro diceva che era ovvio ma per me non lo era), il sasso attaccato a uno spago che fatto ruotare si comportava in modo strano (effetto giroscopico), etc.

Non leggevo (e neanche alle medie) favole o romanzi perche' non capivo l'interesse di leggere cose non vere. Inoltre (dato la mia origine bilinguista) consideravo la parola come contingente e quindi non importante. I temi sono sempre stati per me una sofferenza.


Alle scuole medie inferiori mi avevano regalato una specie di "piccolo chimico", e mi ero interessato a reazioni come quella che faceva l'acqua gasata o a quella che cambiava colore col pH, avevo poi comprato in mesticheria (drogheria) altri composti, orientandomi poi verso reazioni fortemente esotermiche (esplosivi). Avevo notato che si formavano miscele esotermiche quando con un combustibile (C, S, Al, Fe) si mescolava un composto con molti ossigeni nella formula (KNo3, KClO3, KClO4,...). La congettura entro` in crisi quando provai a usare Na2B2O7 che conteneva piu` ossigeni degli altri, ma non funzionava. L'attivita` di costruzione di razzi continuo` anche nelle scuole medie superiori. Spesso scoppiavano, provocando preoccupazioni nel vicinato.


Al liceo (Liceo Dante, sezione B) mi orientai piu` verso le scienze umane, prima psicologia e poi sociologia e antropologia culturale (questo per capire il mondo circostante in cui vigevano idee e valori che non capivo), ma continuo` anche lo studio della chimica, in particolare con l'aiuto di Roberto Morassi, che l'aveva approfondita piu` di me, e che oltre a questo aveva iniziato lo studio al microscopio di microorganismi, in particolare protozoi.

La sola materia che seguivo con interesse era “storia dell'arte”. Lo studio scolastico della matematica e della fisica (con docenti incompetenti e fluttuanti) era uno strazio. Dopo oltre un anno di studio della fisica, non molto prima dell'esame di maturita`, mi resi conto che le formule di fisica non erano riassunto di chiacchere, ma oggetti nei quali si potevano mettere numeri e ottenere risultati quantitativi, per me fu una scoperta, che mi fece pensare che forse era una cosa interessante e poteva far capire il principio di molte applicazioni tecnologiche.


Al punto di iscrivermi all'universita` ero incerto. Psicologia o Antropologia erano troppo difficili, Architettura richiedeva un talento per il disegno che io non avevo, ho pensato che Chimica o Fisica potevano essere adatti a uno come me che non ero bravo a scrivere o disegnare e mancavo di fantasia ma avevo memoria e ero accurato come un ragioniere. In realta` mi sbagliavo sulla qualita` che pensavo di avere: infatti non sono accurato, e non riesco a trascrivere 10 numeri senza sbagliarne uno (come ragioniere sarei un disastro). Ma mi sbagliavo anche sull'idea che per la fisica bastasse accuratezza senza fantasia, e che io mancassi di quest'ultima, anzi forse e` la mia sola qualita`, in quanto tecnicamente non sono molto ferrato.

Al primo anno di universita`, proveniendo dal liceo classico non sapevo niente di analisi matematica ma non fu un problema. La fisica la studiai sul libro di esercizi del Mando`, con esercizi non banali e osservazioni didatticamente azzeccate: il metodo che seguivo era di non guardare mai le soluzioni, salvo che per 2 o 3 giorni non riuscissi a risolverli.

All'universita` studiavo quello che mi interessava, tralasciano parti anche in programma. All'esame di fisica 1 fui l'unico a risolvere lo scritto, e il Mando` disse che avevo sviluppato un metodo astuto (disegnando infinitesimi) ma che non avrebbe funzionato in problemi che implicassero infinitesimi di ordine superiore, e mi fece fare un altro scritto, che risolsi con lo stesso metodo. All'orale confessai che una parte del programma (circa un quarto) non l'avevo studiata, ma mi diede lo stesso un bel voto.

Altri esami continuarono con apprezzamenti alterni, chi apprezzava che io capissi le cose a modo mio e chi invece mi penalizzava perche'' non ricordavo i dettagli di una dimostrazione. Al secondo esame di Fisica Teorica il mio scritto fu considerato originale, con un formalismo che non si trova sui libri (era una cosa molto formale, non capivo neanch'io cosa avevo fatto), ma poi non avevo studiato tutte le dimostrazioni.


Al terzo anno scelsi come complementari Fisica delle Particelle (il Chiuderi, che mi demistifico` la meccanica quantistica, che fino allora mi era stata presentata come una cosa da scrivere le formule senza sperare di avere una visione intuitiva) e algebra (il Magari mi ribalto` il concetto della matematica che mi era stato presentato fino allora, (vedi la pagina "maestri")), A quell'epoca scarseggiavano insegnanti medi di scienze e allora feci delle supplenze, sia al quarto anno che durante la tesi.

Finii gli esami a giugno del quarto anno, e andai a domandare una tesi al Toraldo, mi chiese che tipo di tesi, risposi dica lei, e mi disse di ritornare quando avevo le idee chiare. Passai l'estate a lavorare manovrando camion e scavatrici presso un impianto di immagazzinamento e distrubuziuone di materiali per ceramica (il cui direttore aveva lavorato con mio padre, e quindi mi aveva fatto questo favore), e ritornai e domandai "una tesi sui laser a gas".

Volli fare una tesi sperimentale perche' un argomento teorico me lo posso sempre studiare da me, ma per la pratica di laboratorio ci vuole un laboratorio.

Dopo un paio di mesi si brucio` (non per causa mia) un catodo, e ci dissero che ci volevano 4 mesi per sostituirlo. Allora partii in autostop e tornai 4 mesi dopo. Infine feci una brutta copia della tesi, che ando` persa cadendo dal motorino. Decisi allora che piuttosto che riscrivere avrei domandato un'altra tesi. Ma nella cartella c'era una lettera indirizzata a un'amica, che mi avverti` e recuperai la tesi e mi laureai.

Una volta laureato, allora le prospettive occupazionali erano molto meglio che oggi, e pensavo che un posto di insegnamento alle scuole medie lo avrei trovato sempre. Di andare all'universita` non ci pensavo, pensavo che era solo per i casi eccezionali come Gabriele Veneziano, e invece mi rendo conto a posteriori che avrei potuto entrare all'universita` o al CNR, ma io non sapevo che in fondo alcuni professori mi avrebbero preso volentieri.

Seguono soggiorni in Messico (niente da dichiarare a proposito di ricerca scientifica) e in Guinea [per questi vedere i link indicati]. Soprattutto mi sono occupato di insegnamento al Politecnico di Conakry (fisica generale e laboratorio, con dissensi con i colleghi russi teorici e studenti che chiamavno sprezzantemente il mio laboratorio come "bricolage") e poi al liceo di Gueckedou, dove misi su laboratori per l'insegnamento della fisica con quello che si trovava al mercato (cosa che mi valse il plauso dell'ispettore Karamoko e del ministro Behanzin). Considerai anche la possibilita` di usare alluminio invece che rame per trasporto di elettricita`, usando la tecnica tradizionale di metallurgia dell'alluminio. Convinsi anche il ministro che una sua idea per pompare l'acqua dai fiumi non poteva funzionare.

Tornato in Italia nell'autunno 1970, pensavamo di ripartire per l'India, ma mi dissero che a Lecce cercavano gente per il nuovo istituto di fisica, e andai a vedere. Mi offrirono un incarico di assistente, ci fu un rilievo della corte dei conti (o del ministero?) perche' provenivo dalla Guinea e avevo zero pubblicazioni, ma mi presero lo stesso.

Fui aggregato a un gruppo che costruiva trasformatori per la produzione di fasci intensi di elettroni (KAmperes, MVolts), che collaborava con Giulio Brautti (Univ. di Bari). Ho imparato molte nozioni tecnologiche, ma soprattutto sono stato sollecitato dalle idee folli (nel senso che non seguivano i criteri in uso per far carriera) di Brautti, e saltavo come lui di palo in frasca. Del resto ero influenzato dall'atmosfera post-'68 dei miei colleghi (per lo piu` giovani provenienti dal nord), e fare carriera sembrava quasi moralmente riprovevole.

Nel 1976, sospinto da problemi famigliari di salute (e dal mio disagio culturale per l'ambiente pugliese), ho cercato lavoro al nord. Dopo una prima risposta negativa dall'univ. di Parma, andai a quella di Modena, dove avrei potuto avere una raccomandazione ma trovai un presidente di cons. di corso di laurea pettegolo che mi fece una squallida impressione e decisi di non andarci. Non c'erano posti al liceo, e a Montecchio (dove eravamo andati ad abitare) non mi avrebbero preso come operaio nelle fabbriche locali. Tornato alla carica a Parma, ebbi il permesso di portare il mio ruolo ad personam di assistente di ruolo.

L'ambiente era molto piu` produttivistico e io che a 10 anni dalla laurea avevo all'attivo solo 3 pubblicazioni (una da solo e 2 in collaborazione) mi sentivo molto indietro e mi misi a cercare di metter giu` un po' delle idee esplorate a Lecce. Intanto mi studiai fisica dello stato solido e biofisica per vedere in quale gruppo di ricerca inserirmi. Una volta lessi di una macchina al MIT dove progettavano di utilizzare la radiazione di sincrotrone, e scrissi all'autore dell'articolo (Herman Winick) che avrebbero potuto vedere uno spettro che io prevedevo a bande. Mi rispose che la macchina era in chiusura e non potevano fare la verifica. L'anno dopo Winick passo` a Parma per un seminario e si ricordava di me e mi invito` a Frascati dove era invitato a tenere un seminario, che fece dicendo che le cose che raccontava le avevo iniziate io, cosa che stupi` quelli dell'INFN che non mi avevano neanche sentito nominare. Li` ho incontrato Albert Hofmann, del CERN, al quale ho accennato alla possibilita` di osservare la radiazione di sincrotrone da protoni: in un primo tempo mi disse che perdevo tempo, che al CERN avevano provato ma non si vedeva niente, poi ha fatto un semplice conto e si e` subito convinto e mi ha incoraggiato a pubblicare l'idea. Mandai l'articolo al NIM, la rivista considerata il massimo dagli acceleratoristi, e mi fu sdegnosamente rifiutato, invitandomi a studiare l'elettromagnetismo. In seguito mi scrissero che il referee ci aveva ripensato e mi invitarono a rimandarlo. In quegli anni iniziava un progetto di fattibilita` della European Science Foundation per una sorgente di radiaz. di sincrotrone europea e fui invitato a partecipare, per cui andai per qualche anno a riunioni di lavoro in varie citta` europee (Manchester, Parigi, Strasburgo, Berlino, Bonn, Trieste, Amburgo, Frascati). Nel frattempo al CERN la mia proposta di osservare la luce visibile da protoni nella macchina SPS aveva diviso credenti e non credenti. Alla fine fui invitato a una prova. Una notte in sala controllo si guardava la luce che veniva estratta da uno specchietto. Non si vedeva niente, e gia` alcuni scuotevano la testa. Ma mi resi conto che la luce poteva non sembrare provenire dallo specchio, e vidi un puntino luminoso nell'angolo dello schermo (che qulo! se era un po' piu' disallineato non mi credeva piu` nessuno!) e tutti si misero a festeggiare, e fu avviao un progetto di monitor non distruttivo in tempo reale del fascio, per il quale fui invitato un anno al CERN (1980-81).

Fui anche invitato a Stanford, un mese poi 3 mesi e poi 6 mesi, e partecipai al progetto di uso della macchina PEP come sorgente di raggi X. Nel 1983 andai a Hefei (invitato da un ricercatore che aveva lavorato a Frascati) per fare lezioni alla zhongguo keji daxue dove stavano costruendo il loro primo sincrotrone come sorgente di raggi X molli.

1980 invito a Dubna (invitato da Sergei Kapitsa che aveva letto del mio esperimento sul bollettino del CERN), 1982 a Novosibirsk (ambiente scientifico molto dinamico e gente molto preparata), 1988 a Tsukuba (invited paper alla conf. internaz. sugli acceleratori). Quando e` cominciata la costruzione dell'ESRF a Grenoble passai qualche periodo li`.

All'ESRF ho in seguito studiato (teoricamente e sperimentalmente) le proprieta` di coerenza spaziale della radiazione di sincrotrone, anche con la tesi di dottorato di Stefano Marchesini, che in seguito ha continuato quel lavoro a Berkeley.

Intanto ho cercato di sviluppare una attivita` di lavoro sperimentale anche a Parma, e ho iniziato la collaborazione con Pham Van Hoi, che ho conosciuto nel 1990 a Hanoi e che per mezzo di una borsa di studio della Pirelli ha passato un anno a Parma lavorando sui laser a Erbio in fibra. In seguito ci sono stati vari scambi fra Parma e Hanoi. Abbiamo trovato un nuovo metodo per fare interferometria con luce incoerente per differenze di cammino ottico grandi (metri o chilometri). Infine a Hanoi hanno prodotto microlaser costituiti da palline di silice di 50-100 micron di diametro drogate con erbio, e osservato interessanti effetti di upconversion e plasmoni; la ricerca e` ancora in corso, ho provato anche a fare misure a Firenze.


L'unica volta che ho chiesto un finanziamento e l'ho ottenuto e` stato dal ministero degli Esteri per la collaborazione con Hanoi. Per il resto tutta l'attivita` di ricerca che ho svolto e` stata finanziate da altri e non ho presentato progetti. L'unica volta che ho fatto una richiesta all'INFN per ricerche finanziate da Grenoble per cui mi serviva solo le spese per andare e tornare da Grenoble, mi fu risposto che l'INFN non era un'agenzia viaggi e non avevo presentato un vero progetto (il progetto c'era gia` e era finanziato).


Ho avuto anche qualche incarico amministrativo/organizzativo (consiglio di corso di laurea e collegio docenti del dottorato), dove mi sono scontrato con l'amministrazione che ogni cambiamento che proponevo dicevano che era illegale, e ho trovato scarso appoggio dai docenti nei miei tentativi di occuparmi di metodo e contenuti, anzi la "liberta` d'insegnamento" era in pratica la scusa per andare avanti come sempre. Sono state perdite di tempo. Quando proposero di farmi fare il direttore di dipartimento passai due giorni in crisi e poi decisi che se mi costringevano avrei chiesto l'afferenza a ingegneria. Oppure avrei dato le dimissioni.

Al mio ritorno dalla Cina (dove avevo fatto un lavoro di public relations), dell'universita` italiana non capivo piu` nulla: leggi che si accavallavano e ogni anno del corso di fisica seguiva una legge diversa, continue riunioni di assemblee dai nomi vari, la "facolta`" che c'era ma doveva sparire, il "dipartimento" che cambiava nome, dei contenuti non importava niente (la solita "liberta` di insegnamento"), per non parlare dei soldi per la ricerca che non c'erano piu`; insomma mi sono convinto a andare in pensione a 68 anni invece che 70, facendo poi lo scienziato dilettante, con esperimenti in Vietnam e un po' di articoli teorici in Italia (vedere su Academia.edu).