Messico 1967-68: una breve lista delle attivita`

Dopo essermi laureato e aver passato un anno in giro per il mondo, prima l'Europa in autostop (uscito in Austria con la carta d'identita` ancora valida (il passaporto non era valido perche'' soggetto a servizio militare) e poi in Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia con il passaporto non valido (ero andato perche' ero stato convocato dal tribunale militare per "diserzione" ma non volevo correre il rischio di andarci), ho avuto l'occasione di avere un passaggio in nave mercantile (in cambio di poco lavoro, era un favore che lo spedizioniere faceva a mio padre che era cliente). Sbarcato a New York sono andato dai miei zii (mio zio insegnava alla Colgate University, nello stato di NY), poi dai cugini in Alabama, poi fra autobus e autostop arrivai in California, dove alloggiai presso amici di amici, egiziani. Descrivero` la mia prima esperienza in USA e le altre se ho tempo. Poi dopo un passaggio a Santa Barbara e a Laguna Beach (LA), autostop verso il Messico. Da Benjamin Hill mi da` un passaggio un ricco messicano con macchinone (razzista nei confronti degli indios), era stato a giocare a Las Vegas e aveva sonno, mi ha chiesto di guidare. 1000 Km, arrivo a San Miguel de Allende, dove mi ricordo un party a casa di un siciliano emigrato e la buona societa` messicana, poi Guanajuato, vecchia citta`mineraria spagnola. Molte foto che ho fatto sono a Guanajuato. Qui ho conosciuto vari giovani e partecipato alla loro vita. Ho anche insegnato a suonare il flauto dolce a una classe di scuole medie. Poi a Pazcuaro (Michoacan) sono stato ospitato da un Argentino, Jorge Pilone, che aveva lavorato in Sicilia con Danilo Dolci, e ho conosciuto un Italiano, esperto  per l'Unesco in alfabettizzazione funzionale, che era direttore dell'ufficio della Banca d'Italia a San Francisco nel Ventennio, licenziato per dissensi col governo fascista. Mi raccontava che nella prima guerra mondiale comandava un gruppo (battaglione? plotone? non conosco i termini militari) al fronte, e aveva evitato inutili stragi mettendosi d'accordo con i nemici che erano di fronte.  Continuando, a Ciudad de Mexico, ho alloggiato in una foresteria di Quaccheri, che mi hanno invitato in un loro campo di lavoro volontario a San Cristobal Ecatepec de Morelos, dove ho passato un po' di tempo a fare bricolage, e con loro ho anche fatto una gita di 2 giorni per l'ascensione alla Malinche (m. 4600 circa).
Dopo questo soggiorno, via verso il sud, in treno ho incontrato un contadino Zapotec, Fidel, che mi ha invitato a casa sua, nel villaggio di Tlacochahuaya, vicino a Oaxaca. E`stato un soggiorno molto interessante. Aveva un campo, dove coltivava fra l'altro agli (che io ho ho preso per cipolle, che figura...), aveva appena comprato una pompa per irrigare il campo e io l'ho aiutato a montarla e metterla in funzione. La sera lunghe chiacchierate nella piazzetta davanti a casa, con i vicini. Mi facevano domande sull'Italia. Erano cattolici ma critici sulle ricchezze del Vaticano, e sulle parole di un cardinale italiano (riportate dalla stampa messicana).  I due figli di Fidel lavoravano in un ristorante a Citta` del Messico, e da loro riceveva giornali e riviste, che lui leggeva con spirito critico, confrontandoli con la realta` che viveva, e cosi` pure per le varie radio che ascoltava. Parlavano di latifondisti, delle manifestazioni dei contadini, di Emiliano Zapata (che era un Zapotec), della guerra in Vietnam, del Guatemala e di Cuba.
Quello che mi aveva stupito che mentre lui aveva una notevole capacita` di analisi dei fenomeni politici e sociali, non riusciva a maneggiare un cacciavite e mettere insieme pezzi meccanici, per cui gli sono stato di aiuto, e nello stesso tempo ho imparato da lui.
Ripreso il viaggio, arrivato alla costa dello stato di Guerrero in autostop, vado a cercare la stazione degli autobus. Un tipo vestito da militare che dice di essere una guardia di frontiera comincia a parlare, e a un certo momento mi propone di fare a cambio del mio orologio con la sua pistola. Gli dico che la pistola non mi interessa, e lui mi chiarisce che non e` un cambio, e la pistola e` una minaccia; per fortuna in quel momento si esce dalla stradina a una piazza piena di gente, e lui sparisce. Vado a comprare il biglietto per il Chiapas. Il bigliettaio e` ubriaco, Mi punta la pistola e manda accidenti a "voi Gringos". Rispondo che non sono Gringo, ma Italiano. Per un po' sembra piu` tranquillo. Mi fa bere un bicchiere di cocacola (guai a rifiutare). Poi si dimentica e di nuovo pistola e Gringos, ripeto la mia nazionalita`, ritiro il biglietto e vado a sedemi per terra in attesa dell'autobus che parte a mezzanotte. Pensavo che con quelle due esperienze non avrei dormito, ma mi sono subito addormentato e mi hanno svegliato alla partenza per San Cristobal Las Casas. Da li' autostop, e mi hanno anche offerto da mangiare. Al confine col Guatemala mi hanno consigliato di non andarci, nella zona fra le dogane c'erano guerriglieri e era pericoloso andarci. Passato la notte dormendo in un autobus. Il giornoi dopo in autostop, una famiglia di Americani mi ha portato a Chichicastenango, dove c'era un bel mercato. Poi in autobus fino a Solola`, dove ho alloggiato in alberghetto famigliare tenuto da Indios (alcune foto sono di loro). Da li' ho cominciato a tornare indietro (cominciavano a scarseggiare i soldi che avevo in partenza e che avevo messo da parte con le mie prime supplenze alla scuola media). A Oaxaca ho avuto un passaggio da un camion carico di 45 tonnellate di legna (massimo carico consentito 40 t, ma lui diceva che guadagnava solo sulle 5 in piu`), che andava a Citta` del Messico via Vera Cruz. In discesa andava a 110 Km/h, faceva paura essere in quel piccolo abitacolo con l'enorme catasta incombente dietro. La notte si e`fermato in una locanda e mi ha dato una amaca con cui ho dormito sotto il camion. In salita andava pianissimo, per cui abbiamo viaggiato anche tutta la notte, con la luna piena.
Era periodo di esodo vacanziero, e prendere il biglietto erano lunghe code, ma soprattutto lunghe quelle dell'assalto al treno; fatto un passo di lato per buttare una cartaccia in un cestino, mi si e`parato davanti un poliziotto col mitra che mi ha intimato di rimettermi in coda. Ho detto che ro in coda, chiedendo conferma a quelli che erano in coda vicino a me, ma nessuno fiatava, e ho fatto un'ora in piu`di coda. L'assalto al treno era duro, sono entrato ma dopo poco risbattuto fuori, infine rientrato. Tutti pigiati e in piedi. Una frana aveva interrotto la via per cui il treno ha fatto un giro piu`lungo (40 ore in piu`). Era piovuto, fenomeno assai raro, e il deserto era in fiore, uno spettacolo incredibile. Alla frontiera con gli USA mi hanno fatto storie per alcune medicine che avevo con me. Poi in autobus fino a New York, e con le mie ultime 100 milalire, volo Loftleidir per Lussemburgo via Rejkyavik, e treno per l'Italia.